Da dove viene la creatività? Quali fondamenti scientifici ci sono alla base? Si nasce creativi o lo si diventa? Sono molti gli studi che negli ultimi anni hanno cercato le risposte a queste domande, investigando cosa accade nel nostro cervello quando si attiva un processo creativo.

“La creatività non si tratta di musica e arte, è un’atteggiamento verso la vita, qualcosa di cui tutti hanno bisogno”. Queste parole sono dello scienziato cognitivoGuy Claxton della University of Winchester, il quale grazie ai suoi studi ha verificato che la creatività è una capacità che tutti noi possediamo e che possiamo coltivare con la pratica.

Cerchiamo di capirne qualcosa anche noi e cominciamo sfatando un mito. In molti ricorderanno la campagna virale di Mercedes Benz che per anni abbiamo incontrato ovunque nel web. L’immagine spiegava che il lato sinistro del nostro cervello è più razionale, mentre quello destro è più creativo. In realtà questa nozione è errata e un po’ semplicistica. Le neuroscienze hanno dimostrato che la creatività non coinvolge un solo lato o una sola regione del cervello, ma consiste di molti processi cognitivi ed emozioni che interagiscono tra loro.

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Sono infatti ben tre le principali reti neurali che intervengono nella creatività, alcune volte cooperando tra di loro, altre volte attivandosi singolarmente:

1 – La rete dell’attenzione esecutiva Questa rete è coinvolta quando ci si impegna in compiti e ragionamenti complessi ed è contraddistinta dalla comunicazione tra le regioni laterali (esterne) della corteccia prefrontale e le zone posteriori del lobo parietale;

2 – La rete immaginativa Si attiva quando costruiamo immagini mentali, in genere sulla base delle esperienze passate, e interessa le aree profonde della corteccia prefrontale, del lobo temporale mediale e della corteccia parietale;

3 – La rete della salienza Questo network coinvolge la corteccia dorsale cingolata anteriore e insulare anteriore, e controlla sia gli eventi esterni che il flusso di coscienza interno, focalizzando l’attenzione sull’informazione più utile per rivolvere un determinato compito.

Va sottolineato che la creatività riguarda la capacità di fare connessioni, e a spiegarcelo meglio è Steve Jobs, uno dei geni creativi più celebri degli ultimi decenni. “La creatività è collegare le cose. Quando chiedi alle persone creative come hanno fatto a fare qualcosa, si sentono quasi in colpa perché non l’hanno realmente creato, hanno soltanto immaginato qualcosa. E dopo un po’ è sembrato ovvio, questo perché sono stati capaci di collegare le esperienze vissute e sintetizzarle in nuove cose”.

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Alcune volte questa capacità è innata ed è merito della sinestesìa, un tratto neurologico che ci permette di associare due o più sensi e ci porta a creare collegamenti e metafore che spesso sono la base delle idee e della creatività. Questo tratto è otto volte più comune negli artisti ed è posseduto solo dal 4% della popolazione, pertanto si può dedurre che non tutti i creativi sono sinesteti.

Alcuni studiosi hanno quindi cercato di comprendere in modo più generale come si costruisce un’idea e hanno suddiviso il processo creativo in 4 fasi:

1 – La preparazione, quella fase preliminare in cui si vaga con la mente, si raccolgono informazioni e si cercano suggerimenti;
2 – L’incubazione, una fase di cui spesso non si ha consapevolezza ed è utile ad elaborare ciò che si è raccolto. Può durare alcuni minuti o anche diversi anni;
3 – L’illuminazione, la fase in cui affiorano con chiarezza le soluzioni. Può essere immediata o frutto di uno sforzo prolungato;
4 – La verifica, l’ultima e necessaria fase per confermare la validità dell’idea. Richiede autocritica e in alcuni casi anche un confronto esterno.

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A differenza della sinestesìa, queste fasi sono familiari a tutti noi e possono essere stimolate e coltivate. Ecco 7 consigli ricavati dalle neuroscienze per allenare il tuo cervello alla creatività:

1 – Scollegati Più ci si concentra sui dettagli, meno facilmente si arriva ad un’idea creativa. La creatività sopraggiunge soprattutto quando stacchiamo il pensiero cosciente (ricorda la fase dell’incubazione). Ecco perché spesso abbiamo le idee migliori sotto la doccia, quando laviamo i piatti, facciamo un pisolino e sogniamo, facciamo una passeggiata o dello sport. Possono aiutare anche un libro da colorare o guardare un film di cui non provi interesse.
2 – Fallisci e continua a lavorare Le idee innovative non arrivano subito, bisogna provare, fallire e riprovare. Poniti delle scadenze e fai di tutto per portare a termine i tuoi compiti, anche fallendo. Solo applicandosi molto e con costanza si otterranno i risultati sperati.
3 – Attento alle luci e ascolta il rumore L’ambiente condiziona molto il nostro cervello. Preferisci la luce naturale di giorno e la luce soffusa la sera, e non dimenticare di ascoltare i rumori ambientali, come il sottofondo di un bar o di un bosco, o le onde del mare. Alcune ricerche hanno dimostrato che questi accorgimenti possono fornire terreno fertile per le idee.
4 – Collabora Alcune delle idee più innovative provengono dal confronto e dalla fusione di diverse prospettive, ecco perché circondarsi di persone interessanti e lavorare con altri può portare a risultati migliori. A tal proposito evita il brainstorming in quanto spesso per paura di un rifiuto finisce per inibire le idee. Preferisci piuttosto il brainwriting, ovvero fai scrivere le idee su dei fogli e falli girare tra i partecipanti.
5 – Annota le idee Usa post-it e block notes, sia fisici che sul proprio cellulare o computer. Scrivi ogni piccola idea che ti viene in mente altrimenti il cervello tenderà a dimenticarle. Quando le rileggerai potranno fornirti ottimi spunti da cui partire.
6 – Sii felice Alcuni studi hanno rilevato che si è portati ad essere più creativi se il giorno prima si è stati felici. Trascorri quindi più tempo con le persone che ami, sii produttivo al lavoro, gioca con un cucciolo o leggi un buon libro.
7 – Non smettere mai di imparare Essere curioso e affamato di conoscenza ti porterà ad essere più creativo. Come si possono fare delle connessioni mentali se non possiedi abbastanza conoscenze?

Fonti Scientific America – HubPost – APA – Edutopia