Le applicazioni delle neuroscienze non si limitano al marketing e alla comunicazione. In occasione del Campionato Europeo di Calcio UEFA 2016, abbiamo voluto tradurre l’articolo seguente dall’inglese per approfondire in che modo lo studio dei meccanismi cerebrali dei giocatori può influire sul successo di una squadra. Buona lettura!

Non dev’essere facile selezionare la rosa di giocatori per un evento sportivo come gli Europei. Gli allenatori possono avere grandi doti, intuito ed esperienza, ma quando arriva il momento della selezione non si può di certo dire che ci si basi su modelli scientifici. Cosa succederebbe se allenatori e talent scout fossero supportati dalla neuroscienza?

Sembrerebbe che questo sia diventato possibile. Una serie di studi scientifici hanno dimostrato che semplici test neurologici possono aiutare a predire le performance dei calciatori.

I giocatori di calcio sono generalmente selezionati in tenera età in base alle loro capacità balistiche e prestazioni fisiche attraverso un sistema di valutazione tanto complesso quanto nebuloso. Nel calcio inglese i giocatori vengono generalmente messi sotto contratto a 16 anni. Il 75% di questi abbandona il mondo del calcio dopo 4/5 anni.

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Anche se la selezione dei giocatori si basa generalmente su elementi fisici, il calcio ai massimi livelli è più una questione di cervello. I giocatori di successo hanno bisogno di processare una mole di informazioni enorme, in pochissimo tempo e in una condizione di stress fisico e mentale. Decisioni importanti vanno prese in un battito di ciglia, eliminando le informazioni irrilevanti e adattandosi all’ambiente. I giocatori devono dimostrare di essere creativi e precisi al tempo stesso. Devono analizzare il contesto rapidamente, capire dove farsi trovare e in che momento per portare a termine un’azione offensiva o difensiva di successo.

Alla luce di quanto scoperto oggi, le squadre di massima categoria sono preoccupate di perdere grandi talenti come Xavi o Iniesta, a causa di processi di selezione poco accurati che non tengono conto delle abilità mentali degli stessi. Giocatori dalla fisicità ridotta ma dalle elevate abilità mentali oggi rischiano ancora di non vedere realizzato il loro sogno.

La psicologia dello sport da tempo considera le abilità cognitive un elemento imprescindibile per analizzare il potenziale dei giocatori. Purtroppo in passato queste convinzioni non trovavano una modalità di riscontro misurabile. Negli ultimi anni invece vi è stata un svolta. La psicologia cognitiva ha infatti sviluppato diversi metodi per misurare i processi cognitivi che orchestrano il pensiero.

Sino ad oggi diversi studi hanno analizzato centinaia di top player, giovanissimi e non, confrontando i risultati con quelli di semi professionisti e con quelli della popolazione.

Questi studi neuropsicologici si pongono l’obiettivo di misurare capacità come problem solving, pianificazione, attenzione, inibizione, utilizzo del feedback, multi-tasking, flessibilità e abilità a gestire le novità.

I risultati dello studio condotto da Torbjörn Vestberg, Roland Gustafson, Liselotte Maurex, Martin Ingvar, Predrag Petrovic, hanno dimostrato come per i soggetti analizzati sia stato possibile predire il numero di goal e assist per i due anni successivi al test.

Lo studio ha analizzato le performance di Xavi e Iniesta riscontrando risultati ampiamente superiori rispetto agli altri giocatori che hanno partecipato ai test.

 

La scienza della squadra
Il calcio è uno sport di squadra e come tale richiede una grande capacità da parte dei singoli individui di inserirsi in un meccanismo globale. La ricerca in oggetto si concentra anche sull’identificazione dei diversi profili cognitivi correlati al ruolo giocato. I risultati iniziali hanno dimostrato che i centrocampisti di maggior successo come Xavi e Iniesta sono capaci di mantenere una traccia mentale della posizione degli altri giocatori lungo un’intera partita, capacità che gli permette di effettuare passaggi in spazi utili alle manovre offensive.

Al contrario, gli attaccanti mostrano un’ultra veloce e impulsiva capacità legata al decision making che permette di prendere decisioni decisive sotto porta.

I difensori non hanno bisogno di pensare costantemente agli spazi ma devono essere abili nel predire, contrastare e neutralizzare gli attacchi.

I test effettuati sono altamente significativi per stabilire le capacità dei singoli giocatori, ma non bisogna dimenticare che il calcio è uno sport di squadra e che per raggiungere il successo è necessario che gli allenatori si concentrino nel selezionare il giusto mix di giocatori per dar vita ad una squadra vincente.

Per concludere, in futuro la neuroscienza potrà dimostrarsi un valido strumento per le società sportive.

Fonti
The Conversation