Lo scorso weekend si è svolta a Roma la prima edizione del Data Driven Innovation, evento organizzato dll’Università degli Studi Roma Tre, dedicato ad alcuni temi profondamente attuali come Big Data, IoT, Open Data e Predictive Analytics. Noi eravamo lì per seguire l’evoluzione di uno dei trending topic del momento.

PERCHÉ PARLARE DI BIG DATA?
“Perché sono lì”, dice Paolo Atzeni, direttore del Dipartimento di Ingegneria di Roma Tre, citando il celebre scalatore George H. Mellory. Non solo, i Big Data rappresentano anche il più grande patrimonio a disposizione di tutti, aziende e privati, tanto da essere considerati il petrolio del terzo millennio.

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I dati disponibili in rete sono moltissimi, praticamente incalcolabili, e la maggior parte sono non o semi-strutturati. Non essere in grado di interpretarli, analizzarli e raccontarli può rappresentare una perdita ingente, nell’ordine di svariati trilioni di dollari all’anno.

Ci troviamo di fronte a una vera e propria rivoluzione, guidata per l’appunto dai dati e, secondo Stefano Stinchi di IBM, possiamo parlare di una nuova era computazionale, la cosidetta COGNITIVE ERA in cui la macchina è in grado di comprendere i dati, li mette in relazione e impara dalle esperienze, esattamente come fa un essere umano.

Non ci credete? Provate a fare un salto all’Hilton McLean in Virginia dove verrete ricevuti da Connie, un robot sviluppato da IBM in grado di interagire con i visitatori e fornire informazioni sulle attrazioni turistiche, i migliori ristoranti e divertimenti della città.

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Questa rivoluzione interessa tutti, aziende, privati e pubbliche amministrazioni, ed è destinata ad avere riflessi in molti campi, da quello economico-sociale all’istruzione, dalla prevenzione dei crimini fino al settore sanitario. Ad esempio, è stato stimato che nella lotta al cancro vengono modificati circa il 44% dei primi trattamenti intrapresi, cosa che potrebbe essere scongiurata con strategie e diagnosi Data driven con conseguente risparmio di tempo e denaro.

PERCHÉ ORA?
Se confrontiamo la società di oggi con quella degli anni 90 appare evidente come si sia passati da una concezione di un mondo fisico, monouso, a una realtà digitale, multitasking e sempre connessa. È inevitabile che questo comporti una maggiore competitività delle aziende e aumentate aspettative da parte degli utenti, che vogliono essere in grado di avere servizi immediati, personalizzati e intuitivi.

Grazie a strumenti come i beacon è oggi possibile immaginare punti vendita che comunicano con i visitatori attraverso i loro dispositivi per informarli su speciali offerte, sulle caratteristiche di un prodotto o visualizzare le recensioni di altri consumatori (si parla in questo caso di INDOOR NAVIGATION e PROXIMITY MARKETING).

SHOW THE STORY IN YOUR DATA
Che siano Big o Small Data, è fondamentale essere in grado di analizzarli e trasformarli in VALORE per chi li legge. I dati raccolti devono essere raccontati, come spiega Marco Liberati di Cambridge Intelligence, e saperli visualizzare aiuta a comprenderne il valore, a trovare insight e comunicarli in maniera intuitiva.

Ci accorgiamo così che i dati stessi ci raccontano una storia e, guardando ad esempio una mappa di Boston, possiamo inferire che alcune stazioni di bike sharing servono ai pendolari per raggiungere la stazione della metro più vicina, mentre altre sono prese d’assalto dai turisti per fare lunghi percorsi esplorativi della città.

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CONSIGLI?
– Non usare il 3D (tranne quando il dato che vogliamo rappresentare sia effettivamente tridimensionale)
– Non eccedere con i colori
– Non esagerare con le animazioni

LE DATA SPECIALIZATION
L’attenzione sempre maggiore che le aziende e le pubbliche amministrazioni stanno rivolgendo ai dati apre nuovi scenari anche a livello professionale. Diverse figure si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro, a cominciare dai Data Analyst e Data Scientist, capaci di interpretare i dati e aventi competenze statistiche, di programmazione ma anche di storytelling e creatività, al Data Journalist, che racconta i fatti basandosi non più solo su percezioni e vissuto ma facendosi guidare da dati oggettivi, fino al Data Driven Marketerche unisce competenze trasversali per generare ROI per le aziende.

Complessivamente il DATA DRIVEN INNOVATION ci saluta con la promessa di grossi cambiamenti, in parte già cominciati. Noi torniamo in agenzia con la consapevolezza di aver intrapreso un percorso innovativo/rivoluzionario in cui i dati avranno un’influenza sempre più determinante nelle nostre decisioni.